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28 novembre 2025 - Le banche

        Le banche        

Parlare di banche significa parlare dello Stato. L'episodio raccontato nel diario a riguardo la mia cassetta di sicurezza ha parecchi precedenti nel corso del tempo. A partire da quando avevo iniziato a lavorare e avevo lo stipendio tutti i mesi. In questo post scrivo a riguardo. Dovendo scegliere una banca dove aprire un conto avevo due scelte nel mio comune. La prima era la Banca Popolare di Novara che continua a mantenere il nome nonostante le fusioni avvenute nel tempo e l'altra era la Cassa di risparmio di Torino, attualmente Unicredit. Suppongo sia stata la prima a aprire nel mio comune. In questa ero entrato alcune volte con mio padre che doveva pagare qualcosa perchè il conto su cui versare era proprio li. Mio padre invece aveva il suo conto presso l'altra. L'impressione era stata pessima e sarà alla base della mia futura scelta. Il motivo? Era una banca molto spaziosa, i clienti una volta entrati si avvicinavano al lungo bancone che divideva la zona clienti e gli operatori. Questo bancone era lungo quasi quanto la stanza, in modo perpendicolare appena entrati. C'erano sempre parecchie persone che si muovevano in lontananza, avanti e indietro, dove si trovavano le scrivanie, tutte ben visibili, adesso il locale rimane sempre quello ma ci sono dei divisori tipici degli uffici. Il difficile era trovare qualcuno che dal fondo si degnasse di servirti. Dovevi avere fortuna. Se quando entravi c'erano già persone presso il bancone che venivano servite, aspettavi il tuo turno, sempre visto una sola persona a servire mentre se invece non c'erano in quel momento clienti aspettavi che qualcuno si decidesse di venire e il tempo era variabile. L'impressione era quella di un menefreghismo generalizzato. Non esistevano i computer e l'organizzazione era ovviamente una questione interna.

La Banca Popolare di Novara? Cercherò di descrivere in poche parole quanto era straordinaria. Il locale era abbastanza piccolo se confrontato con l'altra. Una volta entrato ti trovavi davanti dalla parte opposta del bancone due o tre operatori in piedi, non seduti, che sembravano essere li ad aspettare solo te. Sempre attentissimi sull'ordine con cui servire i clienti. Una volta detto cosa ti interessava l'impiegato, ma spesso nei momenti di punta anche il direttore se non poteva fare lui passava immediatamente il compito a un suo collega. Ovviamente il tutto era manuale. Un ritmo di lavoro e di capacità impossibili da trovare  oggigiorno. Un lavoro di squadra che sarebbe davvero bello potessi farlo vedere in un video, non solo per far capire come sono cambiate in peggio le cose ma anche per far vedere che persone capaci erano. Solo io che l'ho visto tutti i mesi in cui passavo a depositare l'assegno appena preso dall'azienda posso testimoniarlo. Il tutto avveniva eseguito con grande professionalità, grandissima cortesia senza venire meno al "savoir faire" con i clienti locali che conoscevano uno per uno. Un servizio di questo genere non l'avevo mai visto da nessuna parte anche se le banche che avevo avuto modo di visitare erano state soltanto quattro in tutto, due erano in Saluzzo. Ma un giorno arrivarono i computer e fu la fine. La fine di un'epoca ed è perfino paradossale l'accaduto. Se prima i tempi di attesa con la banca piena erano estremamente ridotti con uno o due operatori al computer l'attesa era diventata anche di mezz'ora al posto di 5 minuti. Pazzesco. Mi ricordo come fosse ieri. I clienti stipati come sardine davanti lo sportello con il computer che borbottavano per l'attesa a cui non erano abituati. Questa sarebbe una lezione di economia. Nel frattempo sono cambiate le regole del lavoro e il risultato è quello che si vede. Un menefreghismo standardizzato dietro una facciata tirata a lucido. In ogni ambito lavorativo, non solo bancario, una sola filosofia. Fare il meno possibile.

Tutto questo ci tenevo a raccontarlo per inquadrare correttamente l'epoca dei fatti. Tra gli operatori c'era un dipendente a quel tempo ancora giovane, abitante a Saluzzo i cui genitori erano titolari di un avviato negozio centro città. Era una presenza fissa e mi piaceva molto come persona. Un modo di rapportarsi al cliente istintivo di grande disponibilità. Se non c'erano clienti da servire in quel frangente scambiavamo quattro chiacchere. Ma un giorno con mia grande sorpresa sarà trasferito. Mi avevano detto che era stato mandato nella succursale di Villanova Solaro. Una promozione? Non potrei confermare. Il mio sesto senso mi aveva detto strana la cosa. Una persona amata dalla clientela, un punto di riferimento di tale qualità non si sposta ma è la banca che decide. Problematiche interne, gelosie varie? Tutto è possibile. E' necessario dire una cosa. All'epoca il dipendente bancario di lunga data diventava un punto di riferimento per la clientela locale. Le banche erano luoghi sempre pieni. A maggior ragione in paesi piccoli. Molto raramente veniva trasferito proprio perchè c'era il rischio di perdere clienti. A sua volta l'impiegato era orgoglioso del proprio ruolo e della propria immagine se era una persona seria. Difficile capire per chi non c'era a quel tempo. Adesso ci sono soltanto numeri. Oggi li trovi domani chissà. Ovviamente si è arrivati a questa situazione grazie ai contratti sindacali che hanno modificato in modo strutturale il mondo del lavoro. In peggio per il cliente finale.

Ero passato una volta anni dopo nel suo negozio ma non mi ero osato indagare sull'accaduto. E me ne pento. Con il senno di poi è stato possibile vedere il replicarsi dell'amicizia che avevo con Oreste, finita perchè a qualcuno non piaceva. Alcuni anni fa il quotidiano La Stampa riportava la notizia. 


Tuttavia l'episodio più rilevante accadrà molti anni dopo  quando lui non c'era più. 

5 novembre 2025 - Jole

        Jole        

Se le forze dell'ordine sono un pilastro dello Stato, ovunque, una domanda è necessaria. Chi sono i loro amici? Dico questo perchè permette di capire in modo più allargato tutto il mio discorso, appena iniziato. I primi "amici" sono i medici. Dopotutto mangiano nello stesso piatto. 

I fatti più rilevanti sono accaduti dopo il 2010 ma ho un episodio, il primo in ordine temporale, accaduto nei primissimi anni nell'azienda. Un'infortunio. Nell'azienda c'è stata una sola persona, dico una sola, in tutto che è finita 3 volte in ospedale fintanto sono stato presente. Chi era costui? Il sottoscritto. Quindi il mio punto di vista non è quello dei media italiani che ho letto per anni. Non è il punto di vista del giornalista che intervista il sindacalista. No. E' quello del diretto interessato, cioè il mio. Mai chiesto i danni a nessuno. Mai chiesto risarcimenti all'azienda. Sono sempre stato coerente con la mia filosofia di vita. Il tuo destino è solo il tuo. Non lo puoi sapere in anticipo.
 
Le conoscenze attuali dell'umanità non sono ancora in grado di spiegare il perchè succedono le cose, belle oppure brutte. Ma succedono. La cronaca di tutti i giorni riporta episodi bizzarri, imprevedibili, i più strani possibili, spesso fatali. Gli incidenti sul lavoro capitano da sempre a quelli che .... lavorano a prescindere dalle differenti caratteristiche perchè i lavori non sono tutti uguali. Ma guarda caso, sono i lavori che tengono in piedi tutta la società ogni giorno. Nel 90 per cento dei casi l'infortunio è colpa del lavoratore stesso o di qualcuno con cui lavorava vicino. Basta un momento di distrazione. Nel rimanente 10 per cento è sempre colpa del lavoratore che era un buono a nulla. Una verità scomoda, molto scomoda. Colui che lavora in un ufficio, colui che prende lo stipendio chiaccherando, giornalista e sindacalista compresi, non corre nessun pericolo. Non avrà mai un infortunio sul lavoro. Eppure i leccapiedi dei politici di centro, di destra e di sinistra vorrebbero farti credere che quell'incidente è accaduto perchè mancava un cartello, mancava un pulsante, la scala non era a norma e via dicendo all'infinito. Tutto fa brodo per riempire le tasche di qualcuno. Racconterò nel dettaglio i tre episodi accaduti. Ma ritornando all'estrema sintesi accaddero perchè era nel mio destino. Stop. Detto tutto. Sono ancora qui.

Il primo che racconto era capitato perchè un grosso pistone, molto pesante, alto circa un metro e mezzo a cui avvitavo una ghiera era caduto essendo appoggiato al banco di lavoro in posizione eretta. Non era il primo che facevo. Inoltre va detto che sono sempre stato molto attento a quello che facevo. Sono sempre stato una persona responsabile ma purtroppo la sorte in quella circostanza non mi fu amica. Cadendo mi ero prontamente schivato ma mi colpi parzialmente e mi schiacciò il dito pollice del piede. In caso diverso mi avrebbe frattutato il piede stesso. Quando ritornerò al lavoro per prima cosa costruirò di mia iniziativa un aggeggio che ancorava i pistoni al bancone impedendo loro di cadere in nessun modo.

Ero stato portato a Saluzzo, in un ambulatorio dentro una struttura che adesso non esiste più.  Ricordo il nome di questa operatrice che mi tolse l'unghia. Era una signora non più giovanissima, magrolina e bassa di statura. Si chiamava Jole. Mi fece un male tremendo. Mi sono sempre chiesto, non era possibile fare una anestesia locale? Il dito non era mica rotto. Quel dubbio mi è sempre rimasto ma decenni dopo nell'ospedale di Cuneo quando mi ero recato per togliere una verruca, avevo visto una scena simile. Questa operatrice mi aveva fatto una puntura, il tempo di togliere l'ago e aveva già incominciato a tagliare. No, dico, un minuto di attesa sarebbe stato troppo? Tuttavia l'anestesia aveva funzionato e non avevo sentito dolore.

Questo post è soltanto l'inizio. Nel diario avevo sempre raccontato la vicenda di mia madre a partire dall'ospedale di Saluzzo e proseguita poi nella casa di riposo. Ma non avevo raccontato alcuni episodi accaduti alcuni anni prima sempre a Caterina. Sarà un piacere farlo in sua memoria. 

19 ottobre 2025 - Il filo conduttore

        Il filo conduttore        

C'è un filo conduttore che unisce i miei 18 anni con gli anni recenti. Pensate, senza il mio impegno e senza i miei soldi mai avrei potuto dimostrarlo con i fatti.

Se Renato fu l'inizio adesso farò vedere dove possibile e dove invece non lo è lo racconterò. Alcune cose le avevo già fatte vedere in questo diario negli anni 2011-2014. Tuttavia l'anno in cui era deceduta mia madre avevo reso privati i post. In fondo questo diario virtuale voleva raccontare l'ultimo viaggio di Caterina e il mio sul percorso che facevo verso la casa di riposo. Una volta deceduta avevo completato il mio lavoro. Nei tantissimi post che mettevo online il giorno stesso, tutti giorni dell'anno, c'era solo ferraglia e relativi personaggi a bordo. Ma sul totale qualcosa di molto interessante l'avevo ripreso. Ogni volta sarà utile renderò visibile i post adesso privati.

Questo filo conduttore unisce tutte le forze dell'ordine e non solo i carabinieri. Incominciamo con il primo episodio accaduto nei primi anni che lavoravo nelle officine. Nella mia vita mi sono dimenticato di pagare il bollo auto 1 volta. Devo specificare che fino a molti anni fa era obbligatorio  posizionare sul parabrezza dell'auto lo scontrino quadrato, sia del bollo che dell'assicurazione. Durante l'estate ero andato con la mia auto, con un mio amico in Liguria, non ricordo se per due giorni oppure solo quella domenica. Poco importa. Passando per la Val Roya, territorio francese. C'erano ancora le frontiere, una posizionata prima della galleria del Colle di Tenda e l'altra a Olivetta nel comune di Imperia. Stavo rientrando nel tardo pomeriggio, arrivato a Olivetta solita lunga coda di auto. Si procedeva molto lentamente. L'edificio della dogana era sul lato destro della strada. Ero ancora arretrato rispetto ad alcune auto che mi precedevano. Avevo notato un militare che a distanza aveva guardato verso la mia direzione. Una dopo l'altra tutte le auto che mi precedevano erano transitate senza fermarsi molto ma una volta arrivato il mio turno il militare prima controlla i miei documenti ma poi si sposta dalla parte opposta e va a verificare i due tagliandi quadrati in basso nell'angolo del parabrezza. Mi dice di accostarmi. Il bollo presente era ancora quello dell'anno prima perchè mi ero dimenticato di pagarlo. Curioso, vero? Avevo quest'auto.


Ebbene nel diario, precisamente nel 2012 era accaduto un episodio simile che avevo in parte mostrato con delle immagini ma che ritornerò a far vedere in modo più ampio. Con il video completo. Ma non solo, racconterò anche un episodio accaduto nel mio comune, del tutto simile, sempre a proposito del tagliando in bella evidenza che aveva visto come protagonista il dipendente comunale di cui avevo parlato in questo post. Era stato assunto nel mio comune da pochi mesi. Racconterò il tutto e sopratutto farò vedere molto altro ancora.

4 ottobre 2025 - L'anello mancante

        L'anello mancante        

Erano passati alcuni anni, non ricordo con precisione, quando venne assunto RENATO. Quel ragazzo vivace abitante nel mio comune che si era messo in evidenza in questo episodio. Curioso, vero? Con tutte le aziende presenti sulla piazza verrà a lavorare proprio nelle officine. Ma solo per qualche anno. Dire chi mi aveva rubato la bicicletta non sarebbe possibile, se lui o qualche suo amico, poco importa ma so quello che dico. La scuola professionale situata nel mio comune si chiamava INAPLI. C'era la possibilità di fare due o tre anni, a scelta. Io avevo frequentato tre anni ma era servita a qualcosa? Si, era servita agli insegnanti a prendere lo stipendio perchè io una volta assunto mi ero trovato sullo stesso livello di chi era andato a lavorare subito dopo la terza media. Gli studenti era pochi come numero e mi ricordo che quando era accaduto il fatto le voci tra studenti erano ben precise. Ma questo non bastava, le voci erano solo voci.

Mio padre aveva voluto fare denuncia dai carabinieri. Io l'avevo scongiurato in tutti i modi, glielo avevo detto in tutte le salse, lascia stare che perdiamo solo tempo ma lui era fatto cosi. Aveva un senso del dovere che ne ho conosciuti pochi come lui. Più che altro io avevo paura che la scuola, essendo a pochi mesi dall'esame si sarebbe vendicata e io ne avrei pagato le conseguenze. Invece come ho raccontato, sarà dopo la scuola che ci saranno delle conseguenze. Faccio una breve parentesi. Perchè mio padre avesse una fiducia cosi totale nelle forze dell'ordine non l'ho mai capito. Probabilmente c'era qualche motivo, qualche episodio che io non ero a conoscenza, nel suo passato che lo portavano a ragionare in questo modo. Se il risultato della denuncia aveva prodotto zero circa un anno dopo quando io ero già stato assunto in casa nostra entrarono dei ladri. Io non ero presente perchè in fabbrica mentre mio padre e mia madre erano andati al mercato del comune dove portavano regolarmente la verdura che coltivavano loro stessi con enorme fatica. La casa aveva porte e finestre vecchie, per i ladri non fu difficile entrare. Quasi sicuramente furono degli zingari o loro amici. Dico questo perchè gli zingari avevano relazioni molto strette con i possidenti terrieri della zona. In apparenza erano su sponde opposte ma nella realtà non mancavano i buoni rapporti. Tuttavia dicendo questo non voglio parlar male di una categoria di cittadini che ha le sue usanze, il suo modo di esistere di cui vanno fieri perchè sarebbe ingiusto. Zingari o non zingari i ladri ci sono sempre stati. Rubarono tutto il contante che mio padre teneva nascosto in camera da letto e poco altro perchè da prendere c'era poco. Anche in quel caso mio padre andò a fare denuncia e anche in quel caso risultato zero.

Ebbene ritornando a Renato all'epoca mancava un collegamento. Un prezioso collegamento. Per quale motivo la mia bicicletta nuova non era stata trovata? Domanda facile. L'ho già detto in precedenza, non si era mai verificato un furto in quella scuola, cosi mi aveva detto Garro, professione bidello. Quindi le biciclette stavano fuori. Mentre nel cortile interno lo spazio c'era in abbondanza. Incapacità dei carabinieri oppure perchè trovare l'autore sarebbe stato molto imbarazzante? A quel tempo non potevo sapere, tutto doveva ancora accadere. Ma nel caso della seconda ipotesi mancava un anello a dir poco strategico. Un anello di congiunzione tra Renato e i carabinieri. Quell'anello mi sarà servito su un piatto d'argento. Lo racconterò più avanti. Anticipando dico solo una cosa. Che tipo di persona potrebbe essere colui che aveva il potere di condizionare una delle massime autorità dello Stato? Soltanto uno. Un politico. Il quale è in grado di influenzare non solo privati ma anche dipendenti dello Stato. 

Poco per volta il puzzle diventerà sempre più preciso.

27 settembre 2025 - Il dialogo

        Il dialogo        

Adesso racconto un episodio chiave accaduto nei primissimi anni. Per l'esattezza erano tre anni che lavoravo nella ditta. Un giorno avevo voluto chiedere al titolare una cosa. Una sola ma decisiva. Mi interessava il suo parere e soltanto il suo. Il mio futuro nell'azienda. Ero salito direttamente negli uffici tramite la porta che collegava l'interno del capannone. Avevo detto a una segretaria le mie intenzioni e la cosa fu immediata. Tutti sapevano quanto era difficile trovarlo di buon umore ma non fu quello il caso. Una volta nel suo ufficio gli dissi che mi interessava sapere le mie prospettive future, mio padre lavorava ancora in cartiera e gli avevano detto che io avrei potuto subentrargli il giorno in cui sarebbe andato in pensione, mancavano ancora un paio d'anni. Mi era sembrato corretto da parte mia dirglielo. Lui fu sintetico, ricordo come fosse ieri. "Il suo lavoro è il cuore dell'azienda, vedrà, glielo prometto .... " Il dialogo fu abbastanza lungo. Ebbi modo di conoscerlo in modo diverso dal solito rapporto esistente tra proprietario e dipendente. Io ero una persona curiosa, mi permettevo di fare domande quando il discorso spaziava oltre il lavoro. Probabilmente la cosa era gradita e quindi il dialogo si era allargato e di molto. Avevamo parlato della società, a quel tempo molto, molto diversa da quella attuale. I cosidetti anni di piombo erano a due passi. Detestava tutto l'apparato statale, per lui di vitale importanza dovendoci convivere. Mi aveva anche parlato delle difficoltà che le officine avevano davanti. Venivano prodotte soltanto gru da carico all'epoca, Manta era un luogo periferico rispetto a fabbriche della Lombardia, dell'Emilia, del Veneto. Non facile sopravvivere nel settore privato quando hai grande concorrenza. Ero cosi venuto a sapere qual'era l'unico modo per provare, dico soltanto provare, a vendere qualcosa a grandi aziende private ma di fatto statali. Un modo "italiano" che lui detestava in modo viscerale. L'azienda sopravviveva ma non aveva un futuro. Mi ricordo i tanti mesi in cui nelle officine non sapevamo cosa fare. Era perfino imbarazzante. Le giornate erano eterne. Eppure il signor Pietro non aveva mai fatto uso della cassa integrazione mentre lo stipendio l'aveva sempre dato a tutti. La sorte non gli sarà neanche amica. A parte i suoi problemi al cuore aveva una sola figlia, Suzi. Aveva ventanni il giorno che una malattia gliel'aveva tolta. Il discorso si allargò anche nel personale, sulla parentela ma preferisco astenermi.

Il suo unico scopo nella vita era l'azienda che aveva creato, me l'aveva detto in modo esplicito. Credeva nel capitalismo come processo sociale, come sviluppo della società. Tutte le famiglie, sottoscritto compreso, hanno migliorato le loro esistenze grazie a questo circolo virtuoso che da sempre muove il mondo. Lui onorava il suo ruolo. Un grande timoniere. Senza di lui adesso ci sarebbe magari un supermercato o chissà. Mi domando quanti in Italia hanno vissuto come lui, lontano dai riflettori. Un vero signore. Questa cosa che invece racconto adesso, ricordandola, mi fa sentire molto piccolo come statura nei suoi confronti e non mi fa nemmeno sorridere. Anzi. Avevo scoperto da poco la fotografia come passatempo e gliene avevo parlato come se avessi scoperto l'America. La cosa era poco rilevante. A lui sicuramente interessava poco. Ero cosi venuto a sapere che un suo amico di Saluzzo era anche lui un grande appassionato. Si trattava di una persona di pari livello sociale, era il proprietario del Cinema Italia, centro città. Va ricordato che la famiglia proprietaria dell'azienda era originaria di Saluzzo. Ebbene un giorno racconterò un fatto davvero "unico", impensabile nella società attuale, accaduto proprio nel cinema Italia, una domenica pomeriggio. Proiettavano un film per famiglie con Robert De Niro .....

Il destino aveva in serbo un'amara sorpresa a non molto tempo di distanza. Mio padre a distanza di sei mesi dalla pensione venne colpito da un ictus cerebrale. Si salvò a differenza di tanti. Dovette interrompere subito il lavoro, gli tolsero la patente, mia madre non l'aveva mai avuta. La nostra abitazione era distante dalla statale che collegava Cuneo con Torino ben fornita di mezzi pubblici. La mia vità cambiò profondamente come prospettiva. Non certamente per il fatto che dovevo fare tutto, dalla spesa ai piccoli lavori necessari in una casa di proprietà. Cambiò la prospettiva e molti ideali di plastica. Cambiò anche la prospettiva dentro l'azienda. Il tempo passava e nulla accadeva. Quel luogo di lavoro andava onorato per lo stipendio che mi veniva dato ma era ogni giorno sempre più distante dai miei sogni.

La promessa che aveva fatto? No, non l'ha mai mantenuta. Non verrò mai a sapere il perchè. E mai glielo chiederò. Sicuramente ci fu qualcuno nel suo entourage che lo condizionò nel corso del tempo. Sicuro al cento per cento. Ma chi? Non potevo chiedere a qualcuno, senti, hai sentito tizio, caio o sempronio parlare male di me con il signor Pietro? Ridicolo, nessuno avrebbe risposto. Ma un signore come lui non faceva una promessa tanto per aprire bocca. Inoltre non ero prigioniero, nessuno mi obbligava a restare.

L'ultimo periodo sarà davvero interessante da raccontare, lo anticipo soltanto per il momento.

26 settembre 2025 - Indecifrabile

        Indecifrabile        

C'è un episodio accaduto negli anni che frequentavo il Camaco che è sempre rimasto indecifrabile. Sempre primi anni di lavoro nelle officine. Come ho già detto io ci andavo sempre da solo, sabato e domenica sera. In questo caso fu probabilmente il destino a "regalarmelo". Rientrando a tarda serata nella periferia di Cuneo, nel punto esatto in cui vedete, che mi è rimasto in memoria per via del muretto laterale molto vicino al punto dell'investimento, che c'era già, mentre i lampioni non li ricordo e gli odierni guardrail, quelli non c'erano, un cane di grossa taglia sbucherà da fianco strada senza neanche darmi il tempo di frenare. L'avessi almeno ammazzato, sarebbe stato una soddisfazione da poco ma almeno ci sarebbe stata, invece il cane scomparve nell'oscurità attraversando la strada. Io avevo sempre la stessa utilitaria Fiat che era stata tamponata qualche mese prima. Risultato, mi aveva demolito il frontale. 

L'unico ricordo un po strano, visto l'ora dopo mezzanotte, ero appena sceso dall'auto che si materializza nel buio dal nulla un signore bordo strada. Inutile chiedergli di chi era il cane. C'erano già altre case dall'altra parte. Mi ero preso il danno.

2 settembre 2025 - L'incrocio

        L'incrocio        

C'è un punto preciso nel mio comune che non aveva eguali come personaggi abitanti a distanza di 50 metri l'uno dall'altro. Questo che vedete

Ci passavo tutti i giorni, 4 volte ogni giorno se non di più. Per qualche settimana, dopo che era stato assunto davo un passaggio gratuito a RENATO, che mi aspettava bordo strada mentre alcuni anni dopo invece darò un passaggio sempre per qualche settimana a un nuovo assunto che si chiamava MORIGGI. Anche lui lavorerà nelle officine per un breve periodo e poi dopo andrà a prendere lo stipendio nei Vigili del fuoco. Inoltre proprio in quel punto abitava un idraulico, quello che ci aveva fatto l'impianto del riscaldamento quando mio padre aveva ristrutturato una parte dell'edificio. In che periodo? Nello stesso anno in cui ero stato assunto. Un personaggio chiave, un anello della catena molto rilevante. A 50 metri, abitava il muratore che aveva eseguito i lavori. Anche lui si chiamava MORIGGI.

Tuttavia quell'incrocio lo voglio citare per un motivo che non sono mai riuscito a decifrare. Un episodio molto grave che avrebbe potuto cambiare il mio destino. Rincasavo sempre puntuale dopo le ore 18 quando vedo in lontananza un gruppo di persone che attraversava a piedi proprio quell'incrocio. Uomini e donne. Avevano attraversato la strada in ordine sparso, li tenevo d'occhio già da lontano perchè non erano molto educati. 

Non sembravano persone locali ma forestieri. Le signore avevano due dita di trucco sulla faccia, tutti vestiti eleganti. Magari gli abitanti di quella strada laterale avrebbero potuto dire di più ma non sapevo a chi chiedere. Quando ero a distanza di pochi metri un bambino/a esce dal gruppo e balza davanti il mio bolide. Frenato di brutto e non l'ho toccato per pochi centimetri. Mi sono sempre chiesto, una schifezza di madre come quella del bambino/a avrebbe mai potuto NON CUSTODIRE il proprio figlio al fine di essere investito? Certamente si.