Le banche
Parlare di banche significa parlare dello Stato. L'episodio raccontato nel diario a riguardo la mia cassetta di sicurezza ha parecchi precedenti nel corso del tempo. A partire da quando avevo iniziato a lavorare e avevo lo stipendio tutti i mesi. In questo post scrivo a riguardo. Dovendo scegliere una banca dove aprire un conto avevo due scelte nel mio comune. La prima era la Banca Popolare di Novara che continua a mantenere il nome nonostante le fusioni avvenute nel tempo e l'altra era la Cassa di risparmio di Torino, attualmente Unicredit. Suppongo sia stata la prima a aprire nel mio comune. In questa ero entrato alcune volte con mio padre che doveva pagare qualcosa perchè il conto su cui versare era proprio li. Mio padre invece aveva il suo conto presso l'altra. L'impressione era stata pessima e sarà alla base della mia futura scelta. Il motivo? Era una banca molto spaziosa, i clienti una volta entrati si avvicinavano al lungo bancone che divideva la zona clienti e gli operatori. Questo bancone era lungo quasi quanto la stanza, in modo perpendicolare appena entrati. C'erano sempre parecchie persone che si muovevano in lontananza, avanti e indietro, dove si trovavano le scrivanie, tutte ben visibili, adesso il locale rimane sempre quello ma ci sono dei divisori tipici degli uffici. Il difficile era trovare qualcuno che dal fondo si degnasse di servirti. Dovevi avere fortuna. Se quando entravi c'erano già persone presso il bancone che venivano servite, aspettavi il tuo turno, sempre visto una sola persona a servire mentre se invece non c'erano in quel momento clienti aspettavi che qualcuno si decidesse di venire e il tempo era variabile. L'impressione era quella di un menefreghismo generalizzato. Non esistevano i computer e l'organizzazione era ovviamente una questione interna.
La Banca Popolare di Novara? Cercherò di descrivere in poche parole quanto era straordinaria. Il locale era abbastanza piccolo se confrontato con l'altra. Una volta entrato ti trovavi davanti dalla parte opposta del bancone due o tre operatori in piedi, non seduti, che sembravano essere li ad aspettare solo te. Sempre attentissimi sull'ordine con cui servire i clienti. Una volta detto cosa ti interessava l'impiegato, ma spesso nei momenti di punta anche il direttore se non poteva fare lui passava immediatamente il compito a un suo collega. Ovviamente il tutto era manuale. Un ritmo di lavoro e di capacità impossibili da trovare oggigiorno. Un lavoro di squadra che sarebbe davvero bello potessi farlo vedere in un video, non solo per far capire come sono cambiate in peggio le cose ma anche per far vedere che persone capaci erano. Solo io che l'ho visto tutti i mesi in cui passavo a depositare l'assegno appena preso dall'azienda posso testimoniarlo. Il tutto avveniva eseguito con grande professionalità, grandissima cortesia senza venire meno al "savoir faire" con i clienti locali che conoscevano uno per uno. Un servizio di questo genere non l'avevo mai visto da nessuna parte anche se le banche che avevo avuto modo di visitare erano state soltanto quattro in tutto, due erano in Saluzzo. Ma un giorno arrivarono i computer e fu la fine. La fine di un'epoca ed è perfino paradossale l'accaduto. Se prima i tempi di attesa con la banca piena erano estremamente ridotti con uno o due operatori al computer l'attesa era diventata anche di mezz'ora al posto di 5 minuti. Pazzesco. Mi ricordo come fosse ieri. I clienti stipati come sardine davanti lo sportello con il computer che borbottavano per l'attesa a cui non erano abituati. Questa sarebbe una lezione di economia. Nel frattempo sono cambiate le regole del lavoro e il risultato è quello che si vede. Un menefreghismo standardizzato dietro una facciata tirata a lucido. In ogni ambito lavorativo, non solo bancario, una sola filosofia. Fare il meno possibile.
Tutto questo ci tenevo a raccontarlo per inquadrare correttamente l'epoca dei fatti. Tra gli operatori c'era un dipendente a quel tempo ancora giovane, abitante a Saluzzo i cui genitori erano titolari di un avviato negozio centro città. Era una presenza fissa e mi piaceva molto come persona. Un modo di rapportarsi al cliente istintivo di grande disponibilità. Se non c'erano clienti da servire in quel frangente scambiavamo quattro chiacchere. Ma un giorno con mia grande sorpresa sarà trasferito. Mi avevano detto che era stato mandato nella succursale di Villanova Solaro. Una promozione? Non potrei confermare. Il mio sesto senso mi aveva detto strana la cosa. Una persona amata dalla clientela, un punto di riferimento di tale qualità non si sposta ma è la banca che decide. Problematiche interne, gelosie varie? Tutto è possibile. E' necessario dire una cosa. All'epoca il dipendente bancario di lunga data diventava un punto di riferimento per la clientela locale. Le banche erano luoghi sempre pieni. A maggior ragione in paesi piccoli. Molto raramente veniva trasferito proprio perchè c'era il rischio di perdere clienti. A sua volta l'impiegato era orgoglioso del proprio ruolo e della propria immagine se era una persona seria. Difficile capire per chi non c'era a quel tempo. Adesso ci sono soltanto numeri. Oggi li trovi domani chissà. Ovviamente si è arrivati a questa situazione grazie ai contratti sindacali che hanno modificato in modo strutturale il mondo del lavoro. In peggio per il cliente finale.
Ero passato una volta anni dopo nel suo negozio ma non mi ero osato indagare sull'accaduto. E me ne pento. Con il senno di poi è stato possibile vedere il replicarsi dell'amicizia che avevo con Oreste, finita perchè a qualcuno non piaceva. Alcuni anni fa il quotidiano La Stampa riportava la notizia.
Tuttavia l'episodio più rilevante accadrà molti anni dopo quando lui non c'era più.

Nessun commento:
Posta un commento