Jole
Se le forze dell'ordine sono un pilastro dello Stato, ovunque, una domanda è necessaria. Chi sono i loro amici? Dico questo perchè permette di capire in modo più allargato tutto il mio discorso, appena iniziato. I primi "amici" sono i medici. Dopotutto mangiano nello stesso piatto.
I fatti più rilevanti sono accaduti dopo il 2010 ma ho un episodio, il primo in ordine temporale, accaduto nei primissimi anni nell'azienda. Un'infortunio. Nell'azienda c'è stata una sola persona, dico una sola, in tutto che è finita 3 volte in ospedale fintanto sono stato presente. Chi era costui? Il sottoscritto. Quindi il mio punto di vista non è quello dei media italiani che ho letto per anni. Non è il punto di vista del giornalista che intervista il sindacalista. No. E' quello del diretto interessato, cioè il mio. Mai chiesto i danni a nessuno. Mai chiesto risarcimenti all'azienda. Sono sempre stato coerente con la mia filosofia di vita. Il tuo destino è solo il tuo. Non lo puoi sapere in anticipo.
Le conoscenze attuali dell'umanità non sono ancora in grado di spiegare il perchè succedono le cose, belle oppure brutte. Ma succedono. La cronaca di tutti i giorni riporta episodi bizzarri, imprevedibili, i più strani possibili, spesso fatali. Gli incidenti sul lavoro capitano da sempre a quelli che .... lavorano a prescindere dalle differenti caratteristiche perchè i lavori non sono tutti uguali. Ma guarda caso, sono i lavori che tengono in piedi tutta la società ogni giorno. Nel 90 per cento dei casi l'infortunio è colpa del lavoratore stesso o di qualcuno con cui lavorava vicino. Basta un momento di distrazione. Nel rimanente 10 per cento è sempre colpa del lavoratore che era un buono a nulla. Una verità scomoda, molto scomoda. Colui che lavora in un ufficio, colui che prende lo stipendio chiaccherando, giornalista e sindacalista compresi, non corre nessun pericolo. Non avrà mai un infortunio sul lavoro. Eppure i leccapiedi dei politici di centro, di destra e di sinistra vorrebbero farti credere che quell'incidente è accaduto perchè mancava un cartello, mancava un pulsante, la scala non era a norma e via dicendo all'infinito. Tutto fa brodo per riempire le tasche di qualcuno. Racconterò nel dettaglio i tre episodi accaduti. Ma ritornando all'estrema sintesi accaddero perchè era nel mio destino. Stop. Detto tutto. Sono ancora qui.
Il primo che racconto era capitato perchè un grosso pistone, molto pesante, alto circa un metro e mezzo a cui avvitavo una ghiera era caduto essendo appoggiato al banco di lavoro in posizione eretta. Non era il primo che facevo. Inoltre va detto che sono sempre stato molto attento a quello che facevo. Sono sempre stato una persona responsabile ma purtroppo la sorte in quella circostanza non mi fu amica. Cadendo mi ero prontamente schivato ma mi colpi parzialmente e mi schiacciò il dito pollice del piede. In caso diverso mi avrebbe frattutato il piede stesso. Quando ritornerò al lavoro per prima cosa costruirò di mia iniziativa un aggeggio che ancorava i pistoni al bancone impedendo loro di cadere in nessun modo.
Ero stato portato a Saluzzo, in un ambulatorio dentro una struttura che adesso non esiste più. Ricordo il nome di questa operatrice che mi tolse l'unghia. Era una signora non più giovanissima, magrolina e bassa di statura. Si chiamava Jole. Mi fece un male tremendo. Mi sono sempre chiesto, non era possibile fare una anestesia locale? Il dito non era mica rotto. Quel dubbio mi è sempre rimasto ma decenni dopo nell'ospedale di Cuneo quando mi ero recato per togliere una verruca, avevo visto una scena simile. Questa operatrice mi aveva fatto una puntura, il tempo di togliere l'ago e aveva già incominciato a tagliare. No, dico, un minuto di attesa sarebbe stato troppo? Tuttavia l'anestesia aveva funzionato e non avevo sentito dolore.
Questo post è soltanto l'inizio. Nel diario avevo sempre raccontato la vicenda di mia madre a partire dall'ospedale di Saluzzo e proseguita poi nella casa di riposo. Ma non avevo raccontato alcuni episodi accaduti alcuni anni prima sempre a Caterina. Sarà un piacere farlo in sua memoria.
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