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Questo diario è sempre stato riempito in modo standard fin dall'inizio. Tutti i blog hanno la stessa architettura, il primo post visibile in Home page è sempre l'ultimo scritto. La cosa non mi è mai piaciuta perchè una sua lettura viene falsificata nella sequenza degli accadimenti raccontati, avrei dovuto modificare la modalità di pubblicazione fin dall'inizio. Farlo adesso significa intervenire manualmente su ogni singolo post già online. Per il momento non apporterò alcuna modifica. 

20 luglio 2025 - La vita continua

         La vita continua       

Le domande che farò adesso non potevo farle a 17 anni. Tutto doveva ancora accadere. Chi aveva pianificato il tutto? Potessi rispondere a questa domanda  potrei rispondere con certezza a tutte le altre che seguiranno. Sarà il tempo a dare risposte.

Continuo la vicenda. In totale avevo sopportato circa sei mesi. Dopo due o tre avevo chiesto in modo esplicito a Giacomino di cambiarmi di lavoro. La risposta? " ... eeeh, adesso vediamo .... ". Pronunciato con tutta la tempra che lo distingueva. Visto che le settimane passavano e nulla cambiava dopo circa sei mesi mi viene un'idea. Quel mattino invece di andare al mio solito posto vado da un operaio che lavorava da solo non molto distante. Gli dico "non hai nulla da farmi fare?" Questa persona era una brava persona. anche lui molto piu grande di me, mi aveva dato qualcosa da fare. Dopo neanche mezz'ora ero stato convocato nell'ufficio del proprietario, il signor Pietro. Dopo avergli spiegato il motivo, il giorno dopo avevo cambiato lavoro. Ero stato spostato nel reparto pistoni dove c'era un solo operaio. Si chiamava e si chiama tutt'ora DAVIDE, abitante nel mio comune. Piu o meno la stessa età ma lavorava nell'azienda già prima del mio arrivo. Non resterà molto tempo. Le officine erano relativamente recenti, non mi sono mai interessato a riguardo ma saranno state create una decina di anni prima. Le persone che vi lavoravano erano in buona parte giovani. Tutte persone che dopo le scuole medie avevano subito iniziato a sgobbare. Era considerato un lavoro di passaggio a quel tempo, tutti speravano di essere assunti prima o poi dalla Cartiera Burgo oppure dalla Burgo Scott. Mi era stato detto che Davide era andato a lavorare proprio alla Burgo ma non saprei dire di piu.

Questo Martinelli, dovendo fare un ritratto veritiero non era una persona malvagia. Recitava una parte. Era semplicemente un burattino nelle mani di qualcuno, magari proprio di colui che gli aveva trovato quello stipendio. Mi aveva detto che proveniva da una fabbrica in Lombardia. Secondo me fu cacciato visto il carattere, a farmelo capire non lui ma un'altra persona ma non posso dire di piu perchè solo i fatti hanno rilevanza e non le supposizioni. Ad ogni modo per qualche anno lavorò da solo. Il reparto pistoni non aveva barriere lo vedevo tutti i giorni. Passati alcuni anni incomincerà a lavorare con lui, il figlio. FABRIZIO. Qualche anno meno di me. Un ragazzo educato, esattamente l'opposto del padre. Resterà pochi anni. Il figlio non riceveva lo stesso trattamento che avevo ricevuto io, lo posso dire dal momento che lavoravamo a pochi metri di distanza. Dopo che il figlio se ne andrà lavorerà sempre da solo. Curioso, no?

Quando andrà in pensione non verro meno al rito del pagare la mia quota al fine di regalare una medaglia.  

Il caso vuole che ho una bella foto. Non potendo far vedere il padre non avendo alcuna foto, faccio vedere il figlio. Fabrizio è presente con altri cari colleghi di quel tempo, e' la seconda persona accovacciata a partire da destra. Ci sono anch'io!

2 luglio 2025 - L'inizio

        L'inizio        

Il mio primo giorno di lavoro era stato un lunedi. Quel giorno avevano iniziato 4 o 5 persone, non poche sul totale di tutti gli addetti già presenti. Una ventina, piu o meno. Lo stesso giorno aveva iniziato anche una persona molto piu grande di me, poteva essere mio padre, residente a Paesana, in alta Valle Po. Un tale MARTINELLI. Avevo 17 anni e in questi casi nelle piccole fabbriche imparavi il mestiere da qualcuno che lo conosceva. Il lavoro era del tutto artigianale. Fin dal primo giorno questo tizio incominciò a maltrattarmi senza alcun motivo. Ero una persona educata, mi piaceva imparare. Conoscevo già il mondo del lavoro. Qualsiasi cosa facessi era un pretesto per gridare ad alta voce, un pretesto per sgridarmi. La cosa avveniva sotto gli occhi di tutti, nessuno nell'azienda riceveva il trattamento che ricevevo io. La cosa era cosi vigliacca, ma cosi vigliacca che fu l'unica volta nella mia vita in cui andai vicinissimo al rovinarmi con le mie stesse mani. Quante volte ci ho pensato negli anni seguenti! 

Avevo già preparato il tutto, una sbarra di ferro molto robusta, un colpo ben assestato e gli aprivo il cranio in due. Bastavano pochi secondi. L'idea nelle prime settimane. Tuttavia la mia lucidità mi aveva sempre trattenuto all'ultimo momento dal concretizzare l'idea altrimenti non sarei qui a scrivere. Mai fumato, mai bevuto alcolici non parliamo poi di droghe che neanche esistevano. All'ultimo momento lasciavo perdere. 

Com'è visibile nella mappa, la mia postazione di lavoro si trovava nel punto piu visibile di tutti e due i capannoni. Era in un punto di transito strategico. Tutti gli operai ci passavano attraverso un varco senza porta che collegava i due capannoni perchè andavano a rifornirsi nello sportello del magazzino. Un via vai continuo senza contare quelli stabili nelle vicinanze. Ma a vedere questo tizio che mi maltrattava tutto il giorno non erano solo i miei colleghi, ai quali importava nulla. C'era anche un tale GIACOMINO, abitante a Manta il cui ruolo era quello di fare il capo officina. Una persona ancora giovane, di grande disponibilità nei confronti dell'azienda, che si occupava di tutto. Dalla gestione del lavoro a qualsiasi problematica. Detto cosi sembrerebbe un genio. No, andava dai singoli operai e diceva fai questo, fai quello in base alle esigenze produttive. Era l'operaio che risolveva qualsiasi problematica perchè lui il lavoro non sapeva neanche cosa fosse. Solo nel caso l'operaio non voleva prendersi alcuna responsabilità a riguardo di qualche novità oppure perchè poco capace, solo in quel caso qualcuno lo interpellava. Personalmente non l'ho mai disturbato una sola volta. Questa persona transitava in quel punto dal mattino alla sera. Vedeva e sentiva di continuo. Era la massima autorità subito dopo il proprietario. 

E' necessario fare un breve ritratto. Non era una persona stupida oppure cattiva, era una persona senza midollo. Nessuno l'ha mai sentito sgridare ad alta voce qualcuno, nessuno è mai stato offeso da lui. Era semplicemente una persona senza midollo. Debole con i forti e forte con i deboli. Un grosso difetto per una persona del suo ruolo. 

Visto che la cosa non interessava a nessuno cambiai strategia. Messa da parte l'idea di aprire il cranio a questo tizio ero indeciso sul da farsi. Non potevo ancora sapere che il tutto fu calcolato fin dall'inizio. L'obiettivo era quello di allontanarmi dall'azienda. 

Nel prossimo post anche una bella foto.

29 giugno 2025 - La mappa

        La mappa        

Ho disegnato uno schizzo di come si presentava il primo dei due capannoni. Ho voluto farlo per precisione, per rendere piu comprensibile il luogo dove incomincerò a lavorare. Le proporzioni sono del tutto indicative ma non ci metto molto a spiegare con precisione i dettagli reali. Per esempio, nella mappa il corridoio che collega il capannone e gli uffici antistanti l'esterno fronte strada, avente da un lato il magazzino e dall'altro il reparto torneria, l'ho disegnato spazioso mentre nella realtà era un passaggio per persone non per merci. Dove è riportato postazione di lavoro, che io ho disegnato con delle linee di confine in realtà era uno spazio aperto. Contro il muro divisorio del primo capannone c'era un robusto bancone con due morse. C'erano una classica saldatrice ad arco, altri attrezzi per lavorare il ferro, una bombola per saldare a ossigeno. Davanti al bancone si mettevano dei robusti cavalletti in ferro dove sopra si appoggiavano di volta in volta i pezzi da assemblare. Nella mappa non l'ho disegnato, su tutta la lunghezza del capannone nella parte vicino al tetto c'era un paranco scorrevole che veniva usato da tutti per sollevare i pesanti componenti delle gru in costruzione. A partire dal reparto verniciatura e per tutta la lunghezza del capannone nella parte centrale si piazzavano i camion grezzi sui quali venivano installate le varie gru e dovevano essere preparati per lo scopo. Nel disegno è visibile una struttura sopraelevata con unico accesso a salire davanti allo sportello del magazzino dove all'interno erano sistemati i disegnatori tecnici e dove anche il proprietario, il signor PIetro, aveva una sua postazione. Di fianco alla mia postazione di lavoro, separata da un varco nel muro non molto grande, c'era un altro bancone con un altro operaio che replicava come tipologia di manufatti i nostri. Con il passare degli anni non ci saranno molte modifiche ma verrà costruito un terzo capannone. Il reparto verniciatura verrà spostato dalla parte opposta mentre al suo posto verrà spostato il reparto pistoni che in origine era vicinissimo ma in uno spazio molto ristretto. Non l'ho disegnato ma di fianco alla mia postazione di lavoro iniziale, separato da un divisorio in lamiera, giusto prima del reparto verniciatura, c'era un operaio che faceva una lavoro particolare. Scaldava con la fiamma ossidrica oggetti grezzi destinati al reparto torneria, fondendo il bronzo con il ferro all'interno di piccoli oggetti rotondi e forati. Le classiche bronzine. Per iniziare il discorso è sufficiente.



12 giugno 2025 - Assunto!

        Assunto!        

Riprendo il viaggio a ritroso nel tempo. Il giorno stesso, dopo aver provato con la BURGO SCOTT mi ero recato presso un'azienda distante pochi chilometri situata nel comune di Manta, confinante con il mio. Quell'azienda metalmeccanica che produceva macchinari agricoli era nella mia lista perchè "Stefanin Cr.", mia stessa età, abitante proprio nella mia stessa frazione con il quale avevo frequentato sia le scuole elementari che le medie, ci era andato a lavorare. In quel caso, una volta entrato nel capannone, mi ero rivolto al il primo operaio che stava lavorando e questo era andato a chiamare qualcuno. Non saprei dire che ruolo avesse colui che si era presentato. Poche parole, prese le generalità e non ci fu nessun ulteriore contatto. L'Italia di quel tempo era molto diversa come organizzazione sociale. I parassiti della società che ci sono adesso neanche esistevano. Le piccole aziende che stavano nascendo avevano tutte strutture molto semplici. Sarà quel modello economico la chiave del loro successo. Questa azienda come anche quella in cui verrò assunto sono ancora sul territorio e si sono sviluppate. Partito da quella piccola fabbrica mi ero recato presso un'altra distante poche centinaia di metri. Sempre nel comune di Manta. In questo caso non ero a conoscenza di nessuno che vi lavorasse. 

Sorpresa. Dopo poche parole mi dissero di presentarmi il lunedi successivo che ero assunto. Un motivo c'era ma non potevo saperlo. Tutto doveva ancora accadere.

A questo punto incomincio a tratteggiare che tipo di azienda era. Producevano esclusivamente gru da sollevamento montate su autocarri. C'erano soltanto due capannoni, l'azienda era tutta cintata. I fondatori erano due fratelli, Pietro e Giorgio. Il secondo si occupava della parte commerciale, nei capannoni era raro vederlo mentre Pietro era l'indiscusso leader. Un imprenditore che si merita a pieno titolo un ritratto glorioso anche se, per motivi che non sono mai riuscito a capire, nei miei confronti mi fece notevoli torti i quali mi portarono alla decisione di voltare pagina. Il discorso, ovviamente, non si può limitare a due righe, non sono qui a perdere tempo e piu avanti ci sarà l'occasione per far capire a chi dovesse leggere il diario, i fatti e i personaggi.

5 giugno 2025 - Lui, Lei, L'altro

       Lui, lei, l'altro        

Ancora questo post e poi riprendo il viaggio.

Prima del furto della bicicletta, poco tempo prima, adesso come adesso non potrei dire quanti mesi ma poco importa ci fu un episodio decisamente bizzarro che vede protagonista proprio quel ragazzo che a quel tempo non frequentava ancora l'istituto professionale. Io lo conoscevo solo di vista. Avevo il motorino, un Malaguti, il mio orgoglio. Frequentavo in modo sporadico il bar piu popolare del mio comune situato sulla piazza. C'era un flipper e qualche sera passavo a fare una partita in compagnia di un mio amico. Questo bar era conosciuto come il bar d'la "PERA" che in dialetto piemontese significa pietra. Non saprei dire e neanche mi sono mai interessato, se quel nome derivasse dal carattere della proprietaria oppure fosse proprio il suo vero cognome. Questa signora aveva una graziosa figlia, piu o meno la mia stessa età. Gli avevo chiesto se quella domenica pomeriggio veniva a casa mia, sarei passato a prenderla con il motorino. I miei genitori erano assenti. Lei aveva accettato.

Arrivato a casa mia distante circa 4 chilometri, appena salito le scale del balcone ed entrato in casa, suona il campanello. D'istinto avevo subito aperto la porta d'ingresso perchè pensavo potesse essere mio padre. Quello sarà un imperdonabile errore ma ero giovane. Invece di uscire direttamente sul balcone, l'unico modo per riuscire a vedere chi c'era sotto nell'angolo potevo benissimo andare dentro la camera a fianco e sbirciare attraverso le persiane, l'angolazione lo permetteva. Ad ogni modo una volta sul balcone vedo questo ragazzo, due anni meno di me, tiro ad indovinare in base al fatto che quando io frequentavo la terza, lui frequentava la prima. Dice alla ragazza che un tale "CAFxxxxxTO" vuole che lei ritorni subito a casa. Verrò poi a sapere chi era costui. Abitava nella parte vecchia del mio comune. Era poi salita sul suo motorino.

La cosa non ero riuscito a decifrarla, visto l'età, ma mi aveva seccato e non avevo piu portato i piedi in quel bar. Adesso è facile dire che il tutto fu combinato. Rivedrò questa ragazza molti anni dopo nell'ospedale di Saluzzo. Lei era vestita da infermiera ma ci eravamo solo salutati senza fermarci. Mai piu rivista.

1 giugno 2025 - Il premio

       La gara        

L'episodio che racconto in questo post risale alla mia infanzia ed è un esempio perfetto di cosa vuol dire "essere raccomandati". L'italia è famosa per questo motivo, perfino all'estero lo sanno. Nel corso del diario racconterò altri episodi, tra i quali, il tassello più importante.

Sicuramente frequentavo ancora le scuole elementari. La chiesa della piccola frazione in cui abitavo aveva anche un'oratorio che frequentavo solo saltuariamente per via anche della distanza. Quell'anno il parroco aveva avuto un'idea per "invogliare" i bambini a fare il chierichetto. Questo parroco apparteneva a una famiglia molto conosciuta nel paesino. Quelli che in dialetto piemontese si chiamano "cassinè", ovvero proprietari di una cascina. A quell'epoca c'erano 3 messe ogni festività. La prima mi pare alle 7.30, la seconda alle 9.30 e la più affollata alle ore 11. Nessuno voleva fare il chierichetto alla messa "prima" perchè a quell'ora si dorme cosi bene. Ma io avevo invece fiutato l'affare. Perchè questo parroco aveva creato una piccola gara. Chi faceva il chierichetto alla messa "prima" aveva il massimo punteggio, le altre, a scalare punteggi minori. In premio c'era un pallone di "cuoio". Scherziamo? Un simbolo. Non avrei saputo cosa farmene ma chi se ne frega. Mio padre non mi aveva mai acquistato un solo giocattolo. Erano altri tempi, la sua non era cattiveria, anzi l'opposto. Sapeva cosa voleva dire guadagnare lo stipendio senza rubare, rientrava in una visione più ampia delle finanze familiari. Gli unici giocattoli che avevo visto erano quelli che erano stati offerti, per due anni consecutivi dalla Cartiera Burgo.

Ad ogni modo, avevo preso la cosa molto seriamente. Tutte le festività ero stato presente alla messa prima. I miei genitori ma non solo loro, mi diranno che a quel tempo pensavano volessi farmi prete. La gara era durata oltre sei mesi, compresi quelli invernali, era matematico, ero sicuro di aver vinto il pallone di cuoio. Invece no.

A vincere il premio sarà uno dei suoi nipoti.