22 ottobre 2018
il divertimento in ospedale
il divertimento che farò vedere in tutte le sue varianti in questo nuovo diario era incominciato nell'ospedale di Saluzzo. Avevo già raccontato quasi tutto a quel tempo ma non tutto. Potevo addirittura risalire ai giorni dell'anno 2000 quando mori mio padre, sia il giorno del suo ricovero che 4 mesi dopo un po prima di morire quando gli infermieri si "divertirono un po". Li racconterò nuovamente. Tuttavia per incominciare il discorso di quei giorni infami nell'ospedale riprendo un post del vecchio diario che avevo pubblicato il 20 dicembre 2011. L'ho già detto e lo ripeto, nel diario originale userò un tono sarcastico tutti i giorni, non perchè mi divertissi ma per accentuarne la gravità. Era intitolato "i testimoni"
Tutto questo che è successo poggiava su un principio. Nessun testimone. Anche la cattiveria più gratuita, l'offesa più pesante, era dato per scontato che nessuno avrebbe visto oppure nessuno avrebbe conservato memoria. Essendo voi senza famiglia era un banale calcolo matematico. Indecifrabile quei primi giorni ma estremamente chiaro allo stato attuale. Partiamo dai primi giorni di ricovero nell'ospedale di Saluzzo. Quei quindici giorni di puro inferno in terra saranno l'inizio e quante similitudini con la storia recente. Già a quel tempo nei primissimi giorni di febbraio 2011 qualcosa vi era sembrato alquanto strano. Ma eravate in un ospedale, un luogo dove le persone malate dovrebbero venire curate.
Cosa c'entrano i testimoni? A quel tempo, in ospedale non ci avevate nemmeno pensato, non avete neanche un video, un audio, nulla di nulla perchè per voi la parola rimane la cosa più importante. Per voi e quelli come voi, ma non per tutti. E' li il guaio, in questa società non puoi permetterti il lusso di essere o peggio di comportarti da idealista. Avete visto e pur in ritardo vi siete adeguati. Ma per quanto riguarda i giorni dell'ospedale nulla se non la parola. Tuttavia l'ospedale ha un discreto andirivieni e voi presenti tutti i pomeriggi e addirittura le prime notti i volti e i nomi li ricordate ancora. Su tutti spicca un episodio che da se è in grado di far capire tutto il resto. In quel caso i testimoni c'erano, per esempio una vostra coetanea del vostro stesso comune era presente fin dal primo mattino a badare un'anziana signora nel letto di fianco. Quella è una persona seria e affidabile. Particolare che può fare la differenza in un ambiente di malati o peggio di anziani senza futuro. Come tutti i pomeriggi verso le 14 voi eravate nel reparto. Il mattino vi serviva per dormire e fare qualcosa di indispensabile per la casa. Al vostro arrivo, i primi giorni era stanca ma relativamente tranquilla. Succedeva sempre una cosa strana, appena inserito nel braccio l'ago della flebo che l'infermiere di turno le portava il suo umore cambiava. In modo repentino, tempo due, tre minuti. Incominciava a dimenarsi, voleva alzarsi pur non potendo, tentava di afferrare le sbarre del letto prima da un lato e poi dall'altro in un moto perpetuo senza alcuna soluzione di continuità. Ripetendo ad alta voce di aiutarla. Non si capiva cosa intendesse, il suo continuo gridare, adesso con il senno di poi, era il grido di una persona che stava male e vedeva gli altri intorno a sè muoversi, osservarla ma indifferenti al suo dramma.
I primi tre o quattro giorni facevate l'impossibile pur di tenerle fermo il braccio sperando che il liquido una volta in circolo le avrebbe giovato. Non era la persona di adesso, era in carne, aveva forza, il vostro era un lottare con una persona disperata. Solitamente questa flebo le veniva messa verso le 15, scendeva lentissima e in più lei dimenandosi di continuo attorcigliava il tubicino trasparente, alle nove di sera era si e no a metà. Mai importato nulla a nessuno, in un prossimo post aggiungerò dell'altro
Ma quel pomeriggio la cosa si rivelò per quello che era. Un infermiere le mise la flebo verso le 17.30. Come gli altri giorni tempo pochissimi minuti e lei riprese il suo calvario. Solo che verso le 17.45 portarono il primo piatto. Era un festivo, avevate detto all'inserviente di mettere il piatto di minestrina sul tavolino. Con lei al massimo dell'agitazione darle da mangiare era un'impresa. Per ripicca si rifiutava di mangiare ed era il suo grido di aiuto per vedervi impassibili mentre lei soffriva le pene dell'inferno. Ma voi cosa potevate fare? Il piatto era ancora sul comodino, erano trascorsi due o tre minuti, entra l'infermiere della flebo e vi chiede: "Ha mangiato?". Ecco il perchè queste flebo erano cosi "stimolanti", ecco il perchè non importava a nessuno se scendevano oppure no, se erano da togliere oppure potevano rimanere il giorno intero. Lo scopo era un altro forse meno nobile.
Eravate ancora intenti a calmarla quando d'istinto scattate. Chiedete a questo infermiere chi gli aveva ordinato di mettere su quella flebo. A quell'ora, un po prima di mangiare. Nome e cognome. Non lo dirà. Anzi, il vostro urlo lo sorprenderà e sparirà in un baleno. Ritornerà poco dopo con meno fantasia a chiedervi se tutto andava bene ma il fattaccio era ormai fatto. Mia madre come tutti i giorni non si calmerà perchè erano proprio le flebo che la facevano stare malissimo. Quello scherzo fatto una domenica pomeriggio di febbraio sarà la chiave praticamente di tutto. Ma quel giorno c'era, incredibile a dirsi, un testimone. Addirittura del vostro comune.
Voi avete fatto buon viso a cattiva sorte in tutti i mesi successivi dove gli scherzi, le cattiverie gratuite, le offese erano all'ordine del giorno perchè sapevate che tutto aveva avuto origine laggiù, in quei freddissimi giorni di febbraio 2011.
(aggiorno il post perchè me ne ero dimenticato. Il giorno che mia madre era deceduta farò un giro nell'ospedale, nei due reparti in cui era stata messa. Il destino ha voluto che nel reparto di cui ho parlato fosse presente quell'infermiere. Poteva anche non essere più in servizio ma invece c'era. L'ho riconosciuto a distanza. Quindi se nel 2011 non avevo nessun audiovisivo nel 2014 ero attrezzato. Erano passati 4 anni ma il suo ritratto è venuto tale e quale)
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